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I limiti dell’affidamento diretto negli appalti pubblici

  • Immagine del redattore: Avv Aldo Lucarelli
    Avv Aldo Lucarelli
  • 14 gen
  • Tempo di lettura: 3 min

Il nuovo Codice degli Appalti (D.Lgs. 36/2023), in vigore dal 1° luglio 2023, ha introdotto novità significative sull’affidamento diretto, definendone i limiti economici e le modalità operative. Ecco i principali limiti:


1. Limiti economici per l’affidamento diretto:


Il nuovo codice ha semplificato l’uso dell’affidamento diretto, prevedendo soglie diverse a seconda del tipo di appalto:


Lavori: fino a 150.000 euro.

Servizi e forniture: fino a 140.000 euro.

Servizi di ingegneria e architettura: fino a 140.000 euro.


Questi limiti si applicano sia per appalti ordinari che per quelli dei settori speciali, a condizione che siano rispettati i principi di trasparenza, rotazione e parità di trattamento.


2. Obblighi del responsabile del procedimento (RUP):


Il RUP ha la responsabilità di:

• Verificare la congruità dell’offerta.

• Garantire la rotazione degli inviti per evitare favoritismi verso operatori economici.

• Motivare adeguatamente l’affidamento, soprattutto in caso di affidamento ripetuto al medesimo operatore.


3. Esclusioni e limiti pratici:


Nonostante la semplificazione:

• Gli affidamenti diretti non esonerano dall’obbligo di verifica di mercato, che può avvenire in modalità informale ma deve garantire trasparenza.

• Rimangono applicabili i principi generali degli appalti pubblici (trasparenza, pubblicità, rotazione e concorrenza).

• Non è consentito frazionare artificiosamente gli appalti per rimanere sotto soglia ed evitare procedure competitive.


4. Obbligo di pubblicità:


Per garantire trasparenza:

• L’amministrazione deve pubblicare sull’albo pretorio o sul proprio sito istituzionale l’affidamento, i criteri di selezione e i costi.


5. Possibili criticità:

Abuso dell’affidamento diretto: se usato senza un’adeguata motivazione o rotazione.

Controllo limitato sulla qualità delle offerte in assenza di una procedura competitiva.

Rischio di favoritismi e contestazioni da parte degli operatori economici esclusi.

I limiti dell’ affidamento diretto negli appalti pubblici
I limiti dell’ affidamento diretto negli appalti pubblici

Nel corso del 2024, la giurisprudenza ha approfondito i limiti e le modalità dell’affidamento diretto nel contesto del nuovo Codice degli Appalti (D.Lgs. 36/2023). Ecco una sintesi delle pronunce più rilevanti:


1. Principio di Rotazione e Affidamento Diretto


Il TAR Lombardia, con la sentenza n. 1778 dell’11 giugno 2024, ha ribadito l’importanza del principio di rotazione negli affidamenti diretti.


2. Affidamento Diretto e Procedimentalizzazione


Il Consiglio di Stato, nella sentenza n. 503 del 15 gennaio 2024, ha sottolineato che l’affidamento diretto non costituisce una procedura di gara formale.


3. Discrezionalità della Stazione Appaltante


Il TAR Lazio, con la sentenza n. 19840 del 2024, ha evidenziato che l’affidamento diretto è caratterizzato da una significativa discrezionalità da parte della stazione appaltante.


4. Affidamento Diretto e Indagini di Mercato


Il TAR Veneto, nella sentenza n. 3020 del 20 dicembre 2024, ha chiarito che, in assenza di specifiche previsioni derogatorie, la revisione dei prezzi negli appalti di servizi e forniture è consentita solo entro i limiti stabiliti dall’art. 106, comma 1, lett. a), del Codice dei Contratti Pubblici.


5. Affidamento Diretto e Abuso d’Ufficio


La Corte di Cassazione Penale, con la sentenza n. 16659 del 19 aprile 2024, ha affrontato il tema dell’affidamento diretto in relazione al reato di abuso d’ufficio che non costituisce reato, anche se, al momento dell’affidamento, le soglie precedenti erano inferiori.


Queste pronunce evidenziano l’importanza di un’applicazione attenta e conforme alle disposizioni del nuovo Codice degli Appalti, con particolare riguardo al rispetto dei principi di rotazione, trasparenza e proporzionalità negli affidamenti diretti.










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